Masse d’aria, quali sono e le loro origini
Si sente spesso, anzi quasi sempre, parlare su internet o in televisione di “ondata calda” o “ondata fredda“. Tuttavia, è un modo di spiegare la situazione meteorologica superficiale e ora ne vedremo il motivo.
Innanzitutto, le masse d’aria che interessano la maggior parte delle volte l’Italia sono 6, 4 per le avvezioni fredde e 2 per quelle calde. Per quanto riguarda le prime esistono: l’aria polare marittima (meglio conosciuta come aria Atlantica), artico marittima, artico continentale e polare continentale (il cosiddetto burian). Per quanto riguarda le ultime ricordiamo: l’aria tropicale marittima (il famoso anticiclone azzorriano) e l’aria tropicale continentale (il temuto anticiclone africano). E’ importante esplicitare di che massa d’aria si tratta, perché ognuna di queste ha origine e caratteristiche fisiche totalmente differenti.
Aria polare marittima
L’aria polare marittima proviene dall’Atlantico ed è già di per sé carica di umidità. E’ una massa d’aria di natura molto instabile che in inverno è capace di apportare quantitativi ingenti di neve sulle Alpi e sugli Appennini. Tra tutte le masse d’aria fredde quella polare marittima è la più mite, in quanto si riscalda passando sull’Oceano e quindi non apporta mai nevicate a bassa quota.
Aria artico-marittima
La provenienza dell’aria artico-marittima è da attribuire all’area nord Atlantica, dalle parti della Groenlandia e delle Isole Svalbard. Anche questo tipo d’aria è abbastanza umida e tendenzialmente instabile, ma rispetto alla precedente è leggermente più fredda (viene da latitudini più alte). In genere porta nevicate a quote di bassa montagna, ma capita anche che, entrando con più decisione, aiutata magari da un blocco anticiclonico in sede Atlantica, apporti nevicate a quote decisamente più basse, anche a quelle pianeggianti (febbraio 2010 ne è un esempio).
Aria artico-continentale e polare continentale
L’aria artico-continentale ha origini nel Mare di Barents e nella Russia Settentrionale. Questa massa d’aria, come l’aria polare continentale (che invece proviene dalle pianure fredde della Russia e dalle Steppe Siberiane) ha la caratteristica di risiedere soprattutto nei bassi strati (fino a circa 1500 m), dove dà luogo a possenti campi di alta pressione di tipo freddo, con valori barici spesso superiori a 1050 hPa.
Gli anticicloni freddi sono caratterizzati dall’attenuarsi, con l’aumento della quota, della circolazione anticiclonica, fino a divenire addirittura ciclonica: il motivo risiede principalmente nel fatto che uno spessore verticale di atmosfera che contiene aria fredda è più sottile, vale a dire la pressione diminuisce più rapidamente con la quota, di quanto non accada invece se lo spessore contiene aria mediamente più calda.
Come dicevamo, questi due tipi di aria risiedono nei bassi strati e sono tipicamente stabili. Questo perché nel loro luogo d’origine il raffreddamento al suolo avviene grazie al fenomeno dell’inversione termica, alle alte latitudini molto spiccata.
Inoltre, esse presentano una forte omotermia nei loro primi 1500 m della colonna d’aria: vale a dire che le rilevazioni termiche al suolo, possono variare di nulla o di pochissimo rispetto a quelle realizzate a una quota di 1500 m circa. Per questo tali tipologie di aria sono dette anche pellicolari.
Quando si dirigono verso latitudini più basse, si riscaldano a partire dagli strati atmosferici prossimi al suolo, rompendo di fatto il fenomeno dell’inversione e innescando così correnti ascensionali che trasportano l’umidità alle alte quote, generando così instabilità. Per questo motivo, per quanto esse stabili possano essere in sede, sono anch’esse responsabili di abbondanti nevicate sul settore italico e spesse volte a quote pianeggianti.
Sono quindi due masse d’aria di pregiata qualità che non si fanno vedere molto spesso sul Mediterraneo, ma che quando lo fanno, portano nevicate fino a quote pianeggianti praticamente sempre.
Per quanto riguarda in particolare la nostra Regione, esse portano precipitazioni solo qualora l’ingresso del freddo sia abbastanza alto; nel caso di un entrata bassa invece sul Lazio si ha ventilazione moderata-forte di Tramontana/Grecale con cielo sereno, per effetto phon appenninico.
Per ingresso alto si intende tale per cui la circolazione in quota risulti dai quadranti occidentali, ovvero il Lazio deve trovarsi nella zona dell’asse della saccatura in quota (ricordiamo che con questo tipo di aria, come detto sopra, in quota la circolazione risulta ciclonica), dove c’è maggiore curvatura; con un ingresso basso, invece, il Lazio si troverebbe nella parte settentrionale della saccatura, dove anche in quota le correnti sono nord-orientali.
Aria tropicale continentale
Per quanto riguarda le masse d’aria calde e parlando prima dell’aria tropicale continentale (che ricordiamo essere nient’altro che l’Anticiclone sub-tropicale Africano) essa si origina, appunto, dal Nord Africa. In sede in realtà si tratta di una depressione termica (determinata dal forte surriscaldamento dell’aria sulle aree desertiche) ed ecco perché non apporta mai valori di pressione molto alti anche sul Mediterraneo. E’ una massa d’aria molto calda e secca in sé, ma che attraversando il Mare tende a inumidirsi in virtù anche del fatto che è molto calda nei bassi strati, portando caldo afoso in sede italica.
Aria tropicale marittima
Per ultima, l’aria tropicale marittima (trattasi quindi dell’Anticiclone delle Azzorre) si origina sulle Isole Azzorre e nell’Oceano sub-tropicale. In virtù della sua origine oceanica, manca di una componente calda nei bassi strati e dunque ha tutt’altre caratteristiche rispetto a quella “opprimente” africana. In virtù di questo, presenta valori pressori molto più alti rispetto all’anticiclone africano (non c’è depressione termica) e non riesce quindi a portarsi dietro l’umidità, di cui si fa carico l’Anticiclone Sahariano una volta che attraversa il Mediterraneo.
In generale ad impedire i moti convettivi nelle masse d’aria calde, è la subsidenza: muovendosi verso latitudini più fredde, succede l’esatto contrario di quello che avviene nelle ondate fredde, ovvero l’atmosfera subisce un raffreddamento negli strati prossimi a quelli del suolo, innescando il fenomeno dell’inversione termica che la rende stabile.