Burian o Buran, Aria Artica o Polare? Facciamo chiarezza!
Spesso si parlava di “Buran” o “Burian per evidenziare l’evento del 26 febbraio 2018, in maniera del tutto errata; vediamo invece se si trattava di polare continentale o artico-continentale, per comprendere quale di queste sia stata a portare la neve fin su Roma.
Al termine del mese di febbraio 2018 si concludeva una breve, seppur molto intensa, ondata di freddo che ha portato la neve anche a Roma e a Napoli (quindi un evento sicuramente notevole). Ma l’aria fredda che ha provocato tutto ciò da dove è arrivata e come si classifica? Intanto specifichiamo che non si è trattato di Burian come si legge in giro!
Cos’è il Burian?
La parola Burian, intesa come vento o massa d’aria, semplicemente non esiste, ma ha un significato totalmente diverso (in russo significa “erbaccia” “erba infestante”); e Buran?
Buran invece esiste ed è effettivamente un vento che soffia tra la Siberia, la Mongolia e la Manciuria. Questo vento ha precise caratteristiche e soffia in una vasta area dell’Asia dove si origina una massa d’aria particolare: l’Aria Polare Fredda Continentale, che si sviluppa anche sul Bassopiano Sarmatico e sui Balcani, è una massa d’aria stabile pellicolare, cioè molto fredda al suolo, perché si forma laddove vi sono superfici innevate in modo esteso ed uniforme, ma tende comunque a stemperarsi nel suo cammino, specie se incontra suoli non ricoperti da neve: è la massa d’aria tipica dell’Anticiclone (termico) Russo-siberiano.
L’Aria Polare Fredda Continentale può arrivare dalla Siberia fin sulla nostra Penisola? Sì, raramente, ma ci arriva. Ma attenzione!
La massa d’aria arriva, non il Buran! Sarebbe come se, nel caso frequente, in cui arriva l’Aria Tropicale Continentale (anticiclone africano) si parlasse dell’arrivo del Ghibli dal Sahara! Diciamo una volta per tutte le cose come stanno!
Quando arriva la Tropicale Continentale, i venti che portano tale massa d’aria da noi sono lo Scirocco, l’Ostro o il Libeccio. La Polare Fredda Continentale invece arriva quasi sempre sotto forma di venti di Bora, Grecale o Tramontana.
Ondata di freddo di fine febbraio 2018
L’evento del 26 febbraio 2018 non ha nulla a che vedere con Buran, e nemmeno con la Polare Fredda Continentale. Tale ondata di freddo era, invece, di origine Artico-Continentale, una massa d’aria più fredda e in quota e più instabile rispetto alla Polare Continentale; essa genera cumuli e cumulonembi che poi scaricano l’aria fredda al suolo. L’aria poi viene soffiata via da lì sotto attraverso i venti creati dal grosso gradiente di temperatura con le aree non ricoperte di neve o ghiaccio.
La dinamica è stata dettata dall’evoluzione della goccia fredda a Ovest degli Urali in discesa dall’Artico Russo, dovuta sia alla convezione che è riuscita a sviluppare scendendo, sia al gradiente che è aumentato, anche a causa dell’evento stratosferico, con le aree più ad ovest, fattore quest’ultimo che ha generato vorticità e quindi intensificazione della goccia fredda stessa. I venti alle quote più basse sono stati causati da una perturbazione originata dalla convezione stessa; anche a 850 hPa i valori più bassi di temperatura si sviluppavano sotto il cut-off.
Il secondo impulso, che è passato piu a Nord ed è andato verso l’Atlantico, è stato sempre un cut-off (vedere a 500 hPa) di origine artica. Le gocce fredde spingono l’aria fredda dall’alto verso il suolo, durante il loro passaggio, attraverso la convezione. Non si trascinano dietro l’aria fredda dai posti che attraversano, semmai la spingono al di fuori della loro area, sempre attraverso la convezione e sempre se il gradiente di pressione lo consente. Passata la goccia fredda, la temperatura in generale aumenta, o al più rimane costante per un po’, se le condizioni lo permettono. Quindi l’aria fredda di fine febbraio 2018 è arrivata dall’alta troposfera e non dal trascinamento di masse d’aria presenti al suolo (Polari Fredde Continentali). Esempi di Artica Continentale sono anche le storiche ondate del 1985 e del 1956.