Le dinamiche che hanno portato l’instabilità di Giugno
Fino ad ora giugno si è dimostrato un mese fortemente instabile poiché non sono mancati i rovesci e i temporali; il tutto è stato possibile grazie al continuo afflusso di aria più fredda in quota e ad alcuni elementi alle quote più basse
ANALISI GENERALE
Il mese di giugno è stato caratterizzato dal passaggio di continue saccatura da latitudini più settentrionali, aria più fredda proveniente dal nord Atlantico e dal nord Europa ha trovato modo di scendere sul Mediterraneo centrale, facilitata anche da un possente e ben solido Anticiclone delle Azzorre sul vicino Atlantico.
Si è trattato tuttavia di correnti più fredde limitate alle quote più alte, infatti al suolo non abbiamo avuto la formazione di importanti strutture depressionarie, ma, anzi, spesso il nostro territorio è stato interessato da un area di pressione relativamente alta.
I spiccati contrasti termici e la presenza dell’anticiclone hanno reso l’atmosfera sui nostri territori carica di energia e piuttosto instabile, valori di CAPE infatti hanno localmente superato i 2000J/Kg.
ANALISI LOCALE
L’elevata energia è stata in qualche modo sfruttata, ed a permettere questo c’è stato bisogno di un innesco, infatti per la genesi di temporali, questa combinazione è stata fondamentale.
Nelle fasi perturbate, tale innesco è garantito dal fronte freddo al suolo, l’aria fredda, più densa e pesante solleva con forza la massa d’aria che la precede portando a un ascesa dell’aria più mite davanti e la conseguente formazione di rovesci e temporali (il tipico fronte freddo); ma abbiamo detto in precedenza che questa situazione non è stata caratterizzata da depressione, dunque non vi è stato in gioco alcun fronte freddo; in questi casi sono due le condizioni che sono entrate in gioco:
- la convergenza dei venti al suolo: E’ frequente che nella stagione estiva nelle aree interne della regione si vengano a formare delle convergenze dei venti, in particolar modo esiste la convergenza dovuta alla brezza di mare, un vento che nelle ore diurne (verso metà giornata) si attiva dalla costa e si sposta verso le zone interne dove invece permane una ventilazione opposta, si forma così questa linea di convergenza il cui posizionamento può variare da poche centinaia di metri dalla costa a diverse decine di chilometri. L’aria che converge è costretta a salire e, per processi che tutti conosciamo, da origine alla nube, qui entra in gioco l’energia e l’instabilità di cui parlavamo in precedenza che permette lo sviluppo della nube in cumulo e successivamente in cumulonembo.
- l’orografia: La scintilla per dar via allo sviluppo della nube cumuliforme deve sempre essere qualcosa che permette alla massa d’aria al suolo di salire in quota; questo passaggio può avvenire anche tramite l’orografia, ovvero la presenza di rilievi montuosi: l’aria al suolo spinta in una direzione dalla ventilazione incontra una montagna ed è così costretta a salire; successivamente si raffredda adiabaticamente, condensa e così da luogo, anche in questo caso, al cumulo che, sfruttando l’energia e l’instabilità, si sviluppa in cumulonembo apportando rovesci e temporali nel settore sottovento del rilievo montuoso. Significative sono le 2 immagini in fondo all’articolo che ci mostrano l’immagine radar sovrapposta in 3D all’orografia del territorio, con le frecce rosse abbiamo riportato la direzione dei venti mentre con la linea tratteggiata gialla abbiamo evidenziato l’area interessata dalle precipitazioni.
Uno dei temporali pomeridiani che Domenica 17 Giugno 2018 ha causato allagamenti e
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