Aurore polari (o boreali), cosa sono e come si originano?
L’aurora polare è forse il fenomeno naturale/astronomico più maestoso e affascinante a cui un appassionato possa mai assistere. Chi ha avuto la fortuna di ammirarla dal vivo ne rimane stregato e difficilmente dirà di aver provato sensazioni simili nel campo.
Come anticipato nell’incipit l’aurora polare è un particolare fenomeno naturale/astronomico, il più maestoso e il più amato dagli appassionati della materia. Forse a causa della sua rarità o semplicemente della sua bellezza, l’aurora polare ha la capacità di stregare completamente la persona che la ammira e la osserva in tutte le sue sfaccettature.
Per chi non ne conoscesse l’esistenza, è forse arrivato il momento di mettersi un attimo a sedere e leggere quest’articolo: il nostro scopo non sarà assolutamente convincervi di andare a vederla, ma rendervi a conoscenza del fenomeno e di come la natura, nonostante venga costantemente deturpata e maltrattata dall’incuranza e dall’indifferenza dell’essere umano, possa facilmente e in un attimo metterci a tacere e farci ammirare ciò che propina con la stessa faccia di un bambino a cui regalano una caramella. Ma ora mettiamo da parte emozioni e sentimenti e vediamo cosa sono e come si formano queste aurore polari.
Come riconoscere l’aurora boreale?
Innanzitutto, l’aurora boreale può apparire come un bagliore diffuso, come se qualcuno stesse dipingendo la nostra atmosfera, o come tende o archi di luci allungate orizzontalmente o verticalmente. Talvolta può capitare che l’aurora non sia immobile, ma i suoi archi possano muoversi in via del tutto casuale. Il processo per il quale questo può manifestarsi si sviluppa in alta atmosfera, precisamente tra gli 80 e i 200 km di altezza, in piena ionosfera dove è presente il campo magnetico terrestre.
Il colore con il quale il fenomeno appare non è propriamente casuale: esso è infatti il risultato dell’azione degli atomi dei principali componenti gassosi dell’aria (che in questo processo subiscono una forte accelerazione) ovvero l’azoto e l’ossigeno.
Da dove e come si origina l’aurora boreale?
Sembra quasi impossibile trovare un collegamento con l’attività solare vero? Eppure per quanto affascinanti siano le aurore polari, altro non sono che un prodotto del disturbo della magnetosfera terrestre, quello che molti conoscono e definiscono come tempesta solare o tempesta magnetica. In particolare accade che, ad una cospicua attività del Sole, siano associate forti emissioni di materia energetica dalla sua corona, con la conseguente formazione di macchie solari e l’improvvisa accelerazione dei venti solari.
Questi venti solari non sono da intendersi come veri e propri venti come li conosciamo noi sulla Terra, ma come un flusso di particelle energetiche capaci di raggiungere l’atmosfera terrestre in 24/36 ore dalla loro partenza. Ed è proprio dall’interazione tra queste particelle energetiche e il campo magnetico terrestre che si generano le aurore boreali. Un occhio attento può infatti notare come ogni bagliore, tenda o arco di colore (a seconda di come si manifesta il fenomeno) presenti delle linee verticali parallele l’una all’altra: altro non sono che le linee di campo del campo magnetico terrestre, che vengono “colorate” e rese visibili dalle aurore.
Dove è possibile vedere le aurore boreali?
In genere è possibile ammirare il fenomeno solo ad alte latitudini, poiché le particelle energetiche iniziano a “depositarsi” in atmosfera a partire dai poli. Ciò non esclude il fatto che talvolta possa capitare che si arrivi a vederle anche a latitudini più basse. In una fortissima fase di attività solare del 1989 si arrivò a vedere l’aurora polare fin sul Texas (30°N circa). Fu talmente forte però che si pensa che un flusso di particelle energetiche del genere avrebbe tranquillamente ucciso un astronauta che si trovasse sulla Luna e che avesse come unica protezione individuale la divisa.
Vien da sé quindi la considerazione sul fatto che episodi simili al 1989 sono davvero rari, oltre che ai giorni nostri poco auspicabili, in quanto potrebbero creare non pochi problemi alle frequenze TV, alle linee telegrafiche, ai segnali GPS e radio e anche ad alcuni impianti militari (come i radar). Tutti questi sistemi di telecomunicazioni si avvalgono infatti della ionosfera per trasmettere segnali a lunghe distanze.
Ad ogni modo sul sito del NOAA è possibile visionare un sistema di previsione dell’aurora (sia dell’emisfero nord che sud), denominato OVATION e messo a disposizione del pubblico nel 2014.
LINK
Qualche curiosità sul nome “Aurore polari”
Il nome “Aurora” prende il nome dalla dea romana dell’alba (appunto, Aurora) e fu accostato all’aggettivo “polare” in quanto il fenomeno non si presenta unicamente nell’emisfero boreale, ma anche in quello australe attraverso un processo completamente analogo a quello descritto in precedenza. Il nome completo fu coniato dall’abate Pierre Gassendi (matematico, astronomo e astrologo francese) nel 1621.