Tre anni dal terremoto del Centro Italia: cordoglio e ricordo, ma anche interrogativi sul futuro
Sono passati tre anni dal tragico sisma del Centro Italia, avvenuto alle ore 3.36; il ricordo di quel tragico evento, in cui lo stato si è dimostrato ancora una volta incapace di andare oltre la fase emergenziale
Ore 3:36. La terra trema. È una scossa violenta, potente, distruttrice. Roma si sveglia per il forte tremore, tanto spavento ma nessun danno, così anche in molte altre regioni del centro Italia. Ma si avverte nell’aria che è stata una tragedia, troppo forte la scossa… Il ricordo del terremoto dell’Aquila del 2009 è ancora vivo: anche l’orario, in un beffardo scherzo del destino, è praticamente quello.
Arrivano le prime notizie, l’epicentro è in Appennino e la magnitudo associata è terrificante: 6.0. Con il passare dei minuti si apprende che c’è bisogno di aiuto, e urgente. Le prime squadre partono dai paesi vicini, al loro arrivo lo scenario è apocalittico, ma non c’è tempo per piangere, bisogna agire e tirare fuori la gente dalle macerie. Alla TV arriva la telefonata del sindaco Pirozzi: Amatrice non c’è più. Con la luce del sole, le sue parole prendono forma in uno scenario desolante. Seguono lo stesso tragico destino Accumoli e Arquata del Tronto, fortemente danneggiate insieme a tutte le frazioni limitrofe.
299 morti, centinaia di feriti, migliaia di sfollati. Tutta l’Italia si stringe vicino ai territori colpiti. Migliaia di vite distrutte, una ferita difficile da rimarginare.
A distanza di tre anni, c’è ancora tantissimo da fare. Il rischio più grande è che la burocrazia continui a bloccare la ricostruzione. Chiusa la fase dell’emergenza, sono state assegnate, con ritardi a volte inaccettabili, le SAE, Soluzioni Abitative di Emergenza. Molte attività commerciali sono ripartite, con molta fatica all’interno di centri delocalizzati prefabbricati. Sicuramente la fase della ricostruzione sarà quella più difficile, anche perché fuori dai riflettori dello spettacolo mediatico.
La filosofia del ricostruire “come era e dove era” convive con le esigenze costruttive e di sicurezza? Come ricreare il tessuto sociale? Come far ripartire un’economia in ginocchio? Come evitare lo spopolamento di queste zone? Come tutelare il patrimonio artistico, ambientale e culturale?
Sono solo alcune domande, a cui le istituzioni dovrebbero dare risposte certe e che ancora aspettiamo.