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Meteorologia

La TEMPERATURA PERCEPITA esiste oppure no?

Durante il periodo estivo è frequente l’arrivo di ondate di calore; anche quest’anno dai vari notiziari e media si è parlato di “temperatura percepita”. Ma di che cosa si tratta nello specifico?

L’avrete sicuramente sentita in TV o letta sui giornali e su internet: la temperatura percepita viene intesa come quella temperatura che “noi percepiamo per il mix di umidità e temperatura”. Come ogni estate se ne sentono di tutti i colori o meglio si danno numeri. Il fenomeno mediatico ha origine ormai lontana: i primi riferimenti alla temperatura percepita in Italia risalgono alla terribile estate del 2003 quando nei notiziari si è iniziato a parlare della combinazione tra alte temperature e umidità. Siccome dal 2003 di ondate di calore rilevanti ce ne sono state molte e le “normali” temperature estive non facevano più notizia, molte testate giornalistiche e televisive hanno iniziato a comunicare direttamente i valori di temperatura percepita, calcolati con una particolare formula che tiene conto di temperatura, umidità e altri parametri. Così si iniziarono a vedere valori improbabili (anche superiori ai 50°C) durante l’estate 2017, portando a far credere ai lettori e ai telespettatori che durante l’agosto 2017 in molte località si siano superati i 50°C (nemmeno ci trovassimo nel Sahara o nel Medio Oriente).

Tabella con le “temperature percepite” pubblicate da un TG di una nota TV qualche giorno fa!

Ebbene non funziona proprio così e anzi potremo tranquillamente affermare che la temperatura percepita, così come viene enunciata, non esiste!

Temperatura percepita. Dove sta la verità?

In alcuni casi (in maniera del tutto fraudolenta) media, TG e giornali utilizzavano i massimi valori di temperatura e umidità per calcolare questo valore (del tutto fuori scala) non tenendo conto che spesso ad alti valori di temperatura non corrisponde altrettanta umidità relativa elevata.

Esiste in realtà un parametro che va correttamente sotto il nome di indice di calore” o “sensazione termica” e ha una storia ben precisa: durante la guerra del Vietnam si era notato come gli equipaggi pronti a partire su allarme, che attendevano all’interno degli aerei, erano in qualche caso soggetti a malore per le temperature elevate (ma non sempre). Un certo Dr. Steadman fece alcuni studi e rilevò come i malori fossero più frequenti in caso di umidità elevata.

Da dove nasce il disagio?

Il fenomeno nasce semplicemente dal fatto che il nostro corpo usa l’evaporazione dei liquidi presenti sulla pelle per raffreddarsi, qualora ce ne sia bisogno. Infatti la temperatura del nostro corpo ha limiti abbastanza stretti entro i quali può variare sia verso il basso che verso l’alto. Ma l’evaporazione avviene in maniera più efficiente se l’aria è secca: quindi il caldo secco sisopporta meglio, come si usa dire, ed è vero, perché il nostro corpo ha maggiore facilità a difendersi.

Al contrario, se l’aria è molto umida, allora l’evaporazione del sudore (che ricordiamo essere il mezzo per raffreddare il corpo) avviene con più difficoltà e di conseguenza il calore non viene smaltito e si accumula. E questo, anche in funzione del tipo di attività fisica svolta, dal come siamo vestiti nonché dalle nostre condizioni fisiche e dalla nostra dieta alimentare, può portare disagio, malessere, malore, colpo di calore in sequenza crescente di gravità. Si perché quando si parla di temperatura percepita bisognerebbe anche chiedersi da chi è percepita: ognuno di noi come detto anche in base al proprio stile di vita percepisce diversamente le temperature! È quindi concettualmente sbagliato parlare di temperatura percepita in senso assoluto e sarebbe meglio parlare di disagio da caldo!

Il Dr. Steadman, elaborò un algoritmo, cioè un piccolo calcolo, che teneva conto della temperatura e dell’umidità per segnalare se quella temperatura era più o meno “pericolosa”. E pensò che il modo migliore per comunicare fosse quello di indicare una “temperatura virtuale” che fosse più bassa di quella reale in caso di bassa umidità, per segnalare che si sopportava meglio, o più alta di quella reale, in caso di umidità elevata, per segnalare il maggior pericolo. Ma purtroppo non tenne conto del fraintendimento che ciò avrebbe creato.

Ad oggi sono stati elaborati svariati indici adimensionali di disagio da caldo: in questo articolo vi spieghiamo tutte le caratteristiche e le differenze.

Quindi se, per esempio, ci sono 36°C ma l’aria è particolarmente umida e un indice di disagio ci indica 40°C, questa non è la temperatura che noi avvertiamo sulla pelle. Ciò non è vero, in nessuna maniera. La temperatura a cui ogni corpo è soggetto è sempre e unicamente quella dell’aria. (G.G.)

Gianluca Giorgi

Classe 1991; nato, cresciuto e, tuttora residente, sul Litorale Romano. Fin da piccolo appassionato di meteorologia e di fenomeni naturali. Osserva e studia il tempo e il clima della costa da diversi anni (misurazione di pioggia, temperature e vento). Collabora con Meteo Lazio sin dalla sua nascita con il suo consueto bollettino meteorologico del mattino.