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Cronaca Lazio

Siccità Invernale: l’ultimo studio condotto dal CIMA Foundation

Secondo l’ultimo studio del CIMA Foundation l’Inverno in corso sta determinando una crisi idrica piuttosto importante

L’inverno 2024-2025 si sta rivelando uno dei peggiori in termini di neve per gran parte della penisola, ma anche per il Lazio. I dati confermano un deficit significativo dell’equivalente idrico nivale (SWE), con una diminuzione del 63% rispetto alle medie stagionali.

Questa situazione critica interessa l’intero Appennino (eccetto quello meridionale dove la situazione si è calmierata negli ultimi giorni), dove le temperature elevate hanno accelerato la fusione della neve, compromettendo la sua durata al suolo. Il fenomeno della “neve effimera”, caratteristica delle aree montuose più miti, si è amplificato, causando un rapido esaurimento delle risorse idriche.

Cos’è l’equivalente idrico nivale (SWE)?

L’equivalente idrico nivale, noto anche con l’acronimo SWE (Snow Water Equivalent), è una misura fondamentale per comprendere la quantità d’acqua contenuta nella neve accumulata al suolo. In termini pratici, rappresenta lo spessore d’acqua che si otterrebbe se tutto il manto nevoso presente in una determinata area si sciogliesse completamente. Questo parametro è cruciale per valutare le riserve idriche disponibili nei bacini montani, che alimentano fiumi e laghi, e per prevedere la disponibilità d’acqua durante i mesi più caldi. Il SWE non si limita a indicare la quantità di neve caduta, ma tiene conto anche della densità e dello stato della neve, permettendo di stimare in modo preciso l’impatto delle nevicate sulla gestione delle risorse idriche, sull’agricoltura e sulla stabilità degli ecosistemi.

Un inverno al rallentatore: tra cambiamenti climatici e deficit nevoso

L’Appennino ha subito dinamiche altalenanti: abbondanti precipitazioni hanno portato a nevicate occasionali, ma temperature superiori alla norma ne hanno impedito il consolidamento. Un esempio emblematico è il bacino del Tevere, che ha registrato un calo dell’88% nell’accumulo nevoso in poche settimane dall’inizio della stagione invernale. Questo scenario riflette le conseguenze del cambiamento climatico, che sta alterando i regimi nevosi tradizionali e aumentando il rischio di siccità nei mesi primaverili ed estivi.

Impatti ambientali ed economici: il prezzo della mancanza di neve

L’assenza di un manto nevoso stabile ha ripercussioni profonde, non solo sull’ecosistema locale, ma anche sulle risorse idriche e sull’economia. Le stazioni sciistiche laziali al momento risultano inattive, compromettendo il turismo invernale. Inoltre, la scarsità di neve riduce le riserve d’acqua necessarie per l’agricoltura e l’uso civile, aumentando le sfide per la gestione sostenibile delle risorse naturali.

Prospettive future: ecco cosa aspettarsi dal prosieguo della stagione invernale

Nonostante il panorama attuale, alcune nevicate recenti che si sono verificate sull’Appennino meridionale offrono una speranza di recupero nei prossimi mesi. Secondo le previsioni dell’ECMWF, il picco di accumulo precipitativo è atteso tra febbraio e marzo, ma le temperature continueranno a rimanere superiori alla media. Questo rende indispensabile un monitoraggio costante e strategie innovative per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e garantire la resilienza delle comunità montane.

Dati aggiornati al 10/01/2025

FONTE: https://www.cimafoundation.org/news/neve-al-rallentatore-un-inizio-inverno-tra-deficit-e-speranze/

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